Il biglietto da visita di Pierpaolo Liberto parla chiaro: dice tutto della sua grande passione per il Tennistavolo che, da circa trentacinque anni, lo vede impegnato come atleta e, nel corso degli anni, anche come Presidente del Circolo Etneo.

La sua esperienza a livello dirigenziale, maturata in questi lunghi anni, non è stata messa a frutto solo per la sua società, ma ne ha beneficiato tutto il movimento pongistico siciliano, visto che in quattro mandati è risultato Consigliere Regionale e, da circa dieci anni, svolge la funzione di Responsabile dell’area agonistica.

La disponibilità di Liberto è sotto gli occhi di tutti: si sforza di risolvere le innumerevoli problematiche poste dalle società con una “calma olimpica” che, da sempre, lo contraddistingue e che non guasta di certo.

-Essere solamente un atleta è più semplice per tutti. Il ruolo di Dirigente è più scomodo. È iniziato tutto per caso?

Nel lontano 1985 avevo scoperto che all’oratorio dei Salesiani c’era la possibilità di giocare a tennistavolo - precisa Liberto. Esisteva già una polisportiva, presieduta da Don Angelo Calabrò, dove si praticavano anche altre discipline. Il sacerdote aveva notato la grande dedizione che nutrivo verso il nostro sport e, per questo, mi aveva nominato responsabile della sezione di Tennistavolo. Negli ultimi dieci anni sono diventato Presidente di società e le incombenze sono notevolmente aumentate. In qualità di atleta si pensa solo a giocare (e fino a quando c’è la passione, come nel mio caso, si continua); sdoppiarsi come Dirigente e Tecnico diventa particolarmente impegnativo e si è assorbiti non poco”.

-Come cambia in prospettiva l’impegno di essere Responsabile dell’area agonistica regionale?

“È un ruolo molto impegnativo: si devono compendiare tutte le richieste delle società e la cosa non è particolarmente agevole. Nei limiti del possibile, come C.R., cerchiamo di non deludere le associazioni sportive, ma bisogna tenere sempre di vista il regolamento e non perderlo d’occhio”.

-Che impressioni hai ricavato dalle videoconferenze con le Società?

“Sicuramente, ho notato molto interesse per questa iniziativa intrapresa dal Comitato: su questo non c’è dubbio. Poi, per quanto riguarda i problemi, dalle diverse società fino ad ora incontrate in videoconferenza, è emerso il solito grosso handicap riguardante la mancanza di palestre, in quanto non sono pochi i Dirigenti Scolastici che non ne permettono la fruizione. Parecchi rappresentanti di società, che hanno partecipato agli incontri, hanno evidenziato questa difficoltà, che investe almeno il 50% delle associazioni sportive. Qualcuno si è dato da fare, trovando una palestra o locale alternativo, ma è certamente una situazione abbastanza complicata; altri, pur avendo a disposizione l’impianto di gioco, hanno paura della pandemia e preferiscono non utilizzarla”.

 -Il problema delle palestre investe anche il settore giovanile

“Indubbiamente, è quello che ci preoccupa maggiormente. Soprattutto corriamo il rischio di perdere i ragazzi che hanno iniziato da poco ad entusiasmarsi per il Tennistavolo e faremmo un buco nell’acqua; bisogna farli giocare e, soprattutto, riuscire a dar loro i giusti stimoli. Si deve cercare in tutti i modi di incentivarli ed è un discorso che abbiamo affrontato con le società. È vero che la situazione attuale non sta aiutando nessuno, ma il Tennistavolo ha un vantaggio rispetto ad altre discipline sportive (come il calcio o il basket): quello di non essere uno sport di contatto e questo ci potrebbe dare la possibilità di far avvicinare i ragazzi. Bisogna far comprendere, anche ai genitori più restii, che nelle palestre si rispetta pienamente il protocollo legato alla pandemia e che il nostro è uno sport dove, rispetto ad altri, si corrono meno rischi”.

 -Credo che il quesito sull’inizio dei campionati sia stato posto

“Non c’è la sicurezza di poter cominciare a gennaio: purtroppo è il virus che detta legge e, se non sarà sconfitto o quantomeno non diminuirà di intensità, non credo che si potranno rispettare le date di inizio previste. Qualsiasi formula da adottare (svolgimento di un girone di sola andata od anche dei mini-concentramenti) è tutto in alto mare, perché non c’è nessuna certezza, in attesa di direttive dall’alto. È importante, però, farci trovare pronti; è per questo che il Presidente Giuseppe Gamuzza (ed è un comune intento di tutto il C.R.), ha spinto le società a strutturarsi meglio, evitando la composizione di associazioni sportive formate da pochi elementi e curando il settore giovanile, che ne costituisce la linfa vitale. Il proposito del Comitato Regionale, precisato dallo stesso Gamuzza e condiviso da tutto il gruppo, è quello di aiutare le società in tutti i modi. Sarebbe importante che le Associazioni Sportive riuscissero a reperire degli impianti staccati dalle scuole (problema che riguarda non solo la Sicilia ma tutta l’Italia), che si possano adattare a palestre, dove si praticherebbe esclusivamente il Tennistavolo, in maniera da non dipendere, ad esempio, dalla volontà dei Dirigenti Scolastici. Se si riuscisse in tutto questo, sia a livello regionale che nazionale, il sostegno della F.I.Te.T. non mancherebbe: dalle procedure strettamente burocratiche, agli aiuti concreti. Le società devono capire che, in questo momento di grande difficoltà, non sono sole, ma vengono supportate dalla Federazione e, per quanto di competenza, dal C.R., nella speranza che la pandemia, che ci affligge da troppo tempo, venga debellata”.

 

(Mario Lo Presti)

Pierpaolo Liberto